Metteteci 72 ore a Berlino…

by Sara Vichy Catalan

BERLINO – “A Berlino che giorno è…” cantava un giovanissimo Garbo nel lontano ‘81, look alla Bowie, stile underground, nel periodo di massima espressione della new wave.

Il muro è ancora su, Est e Ovest.

E’ sulle note della sua canzone che ho chiuso gli occhi ed ho immaginato Berlino… per anni.

Non c’è mai l’occasione, c’è sempre prima qualche altra città da visitare: Londra, Amsterdam, Copenaghen, New York. Finalmente quest’anno arriva però il suo (mio) momento di gloria, ottobre 2018: weekend a Berlino is coming, in una 72 ore di rush.

Mille pensieri, tante aspettative, fantasie, avrò il tempo per visitare tutto? Speriamo non sia troppo complicato muoversi per la città, da dove inizio? Ho poco tempo e non voglio perdermi niente, compro subito la guida, a luglio per ottobre, la Top 10 Berlino di Mondadori, la mia guida di fiducia per ogni città e subito inizio a litigarmela con Edoardo, compagno di viaggio e di vita.

Sarà come ne “I ragazzi dello zoo di Berlino” o mi troverò catapultata in una macchina del tempo post-socialista, come in “Good Bye Lenin!’ sulle note di Yann Tiersen? Berlino, Berlino… ti ho vista in foto, in video, nei film ma non riesco ad inquadrarti.

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Autunno berlinese – All pictures by the author © 2018

Però adesso cambiamo proprio registro, perché voglio dirvi che è vero che 72 ore volano ma, se le sai sfruttare bene, ti bastano per vedere Berlino e, modestamente parlando, io e Edoardo, sempre molto modestamente, siamo i turisti più bravi, veloci, esigenti ed eclettici che io conosca.

Bando alla mediocrità e al turismo di massa.

Prima di partire, consiglio pratico, scaricatevi assolutamente l’app BVG FahrInfo, niente di più rapido e comodo per sapere come muoversi in città con i mezzi. Inserisci la tua posizione, la tua destinazione, clicchi invio e hai subito tutte le indicazioni dettagliate su come spostarti.

Il primo giorno, operativi dalle 10 con pumpkin spice latte di Starbucks alla mano, siamo andati a vedere quelli che per me erano i must see della città: la Porta di Brandeburgo, il Memoriale dell’Olocausto e quel che resta del Muro. Partendo dalla zona Mitte, dove alloggiavamo all’Arcotel Velvet, abbiamo raggiunto le nostre mete a piedi. I chilometri macinati sono stati parecchi ma non c’è modo migliore di scoprire ed assaporare una città se non quella di camminare. I mezzi sono pratici, certo, però ti perdi molte cose. Come ad esempio le case occupate, un mix tra street art futurista e disagio. Da un lato, una gigantografia di Kate Moss sul muro, dall’altro, una testa mozzata di bambola. Occhio a non fare foto, non sono assolutamente gradite. Nella zona del Raw, poco dopo il muro, c’è uno spazio occupato molto grande e interessante da vedere, qui sono più flessibili con foto ed estranei. Consiglio di godersi una birra nel giardino, costellato da mobili di fortuna. Al rientro in albergo ci imbattiamo in vari negozietti vintage. Come d’obbligo in ogni viaggio che facciamo, compriamo delle foto vecchie, queste erano originali dei primi del ‘900. Indecisi su quali prendere, alla fine, pur di tornare a casa dalla sua famiglia, il proprietario decide di darcele tutte ad un prezzo irrisorio. Diciamocelo però, amico proprietario, chi mai te le avrebbe comprate? Hai fatto l’affarone anche tu quel giorno, dai…!

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In giro per mercatini… All pictures by the author © 2018

Dopo una giornata intera a sgambettare, decidiamo di prendere i mezzi per velocizzare i tempi. Dal tram però vengo catturata dalle luci dei negozi di  Alexanderplatz quindi giù dal tram e via a comprare, come dice madre, “ciaffi” da Primark, con cui ho già risolto un bel numero di regali di natale.

mercatini 2

Non molto attratti dalla cucina locale optiamo per trovare un buon asiatico. Giro di recensioni su tripadvisor e prenoto un giapponese. Il posto è appena fuori dalla zona centrale della città, piccolo e intimo. Mangiamo al bancone e la sensazione che si ha è quella di far parte di un piccolo club privato, dove il cuoco giapponesissimo (si può dire?) mentre continua a preparare da mangiare, ti dà indicazioni su come gustare al meglio il sushi. Non esagero se dico che è stato il sushi più buono che abbia mai mangiato. Un’esplosione di sapori, qualità del pesce, e della clientela, altissima, ad un prezzo veramente contenuto. Se siete amanti della cucina giapponese vi consiglio di cenare da Omoni, d’obbligo la prenotazione altrimenti non troverete posto.

Berlino 2

House of Small Wonder

Il secondo giorno, sabato, giriamo a piedi tutta la città, raggiungiamo le zone più ‘alternative’, entrando e uscendo da vari negozi vintage. Berlino ne è piena. Se siete appassionati di vintage vi consiglio di fare un giro da Pick’n Weight:scegli il tuo capo, lo pesi e in base a quello avrai il prezzo finale!

Camminiamo, ci perdiamo per le vie, visitiamo zone e quartieri che non sono nella guida ma che hanno un sapore di “vera Berlino”. Pranziamo in un ristorante vietnamita, molto buono, purtroppo non ricordo il nome, ma ce ne sono talmente tanti che si ha solo l’imbarazzo della scelta. Devo dire che gran parte del tempo abbiamo girato il distretto del Mitte, la Soho di Berlino per così dire.

berlino alternativa

C’è una Berlino alternativa tutta da scoprire…

La sera non sappiamo dove cenare quindi iniziamo con un aperitivo al Cinema Cafè, giro obbligatorio di tutto il locale e della corte interna. Non vi svelo troppo perché questa perla è bello scoprirla da soli… L’indecisione su dove cenare prosegue e intanto si susseguono le birre. Alla fine, per evitare l’imminente litigio sul dove andare, optiamo per cenare in una hamburgheria poco distante da dove eravamo, il Revolver Burger. Hamburger molto buono, gustosissimo, patatine fritte croccanti e per niente unte, hanno anche opzioni vegane e vegetariane. Altamente consigliato per una cena informale, veloce ed economica. Torniamo in albergo a piedi, così smaltiamo un po’ di calorie. Berlino non è pericolosa la sera, si può passeggiare tranquillamente senza troppi problemi.

Il giorno dopo abbiamo il volo di rientro, purtroppo molto presto, nel primo pomeriggio. La sera prima allora faccio due conti su quanto tempo abbiamo la mattina per girare. Il tempo non manca, possiamo ben permetterci un brunch e di andare al mercatino della pulci. Anche in questo caso mi affido a tripadvisor. Dopo un’attenta – attentissssima – selezione, la scelta ricade su un posticino a gestione giapponese (a ridaje!, direte voi), però vanno forti qui gli asiatici. Il posto si chiama The House of Small Wonder e fortuna vuole che sia a cinque minuti dal nostro hotel. Il locale è a dir poco carinissimo, addirittura instagrammabile, dalla carta da parati ai menù, dall’ingresso alle decorazioni sul matchalatte. Ma quanto è buono il matcha? Perché devo aspettare di andare all’estero per poterlo gustare? Perché l’Italia è un medioevo da questo punto di vista? Domande esistenziali a cui al momento non so rispondermi. Quindi, torniamo a noi. Tirando le somme, è un po’ caro rispetto alla media di Berlino, il cibo è discreto. Non credo tornerei ma merita di essere visto almeno una volta.

matcha

Con il french toast ancora in bocca voliamo a prendere il tram per raggiungere il mercatino delle pulci, sono appena le dieci e stanno ancora finendo di scaricare tutto. Più passano i minuti più si riempie, in poco tempo diventa difficile muoversi tra i banchetti. Facciamo un giro, purtroppo rapido. Ovviamente questo non mi ha impedito di tornare a casa con un ricco bottino: una teiera da caffè ed un vaso in porcellana dei primi del ‘900.

Uno sguardo all’orologio: è tardissimo! Corsa a recuperare le valigie e poi via verso l’aeroporto…

E così, dopo averla cantata per mille e una notte a squarciagola al Plastic, finalmente, con cognizione di causa posso cantare, e ammorbare Edoardo non stop, “Alexander Platz, Auf Wiedersehen! C’era la neve, faccio quattro passi a piedi fino alla frontiera…” su testo e musica di Battiato, la cantava in origine Milva negli anni ’80, il suo più grande successo… Per fortuna il nostro invece è stato uno stupendo weekend di sole, t-shirt bianca, jeans e Birkenstock, così da confondermi meglio con i locals. Anche se l’apice l’ho raggiunto gustando il famoso e tradizionale curry-wurst, sehr lecker!

Ps: pensavo che andando verso il nord Europa avrei pagato tutto strisciando la carta di credito, grandissimo errore! Berlino gradisce il cash, i contanti, i paperdollari, ma non le carte. Molti ristoranti, Omoni e Revolver inclusi, accettano solo contanti. Esclusi i grandi negozi, gli altri storcono il naso.

Da sapere e tenere a mente, i grandi negozi e le catene chiudono molto tardi, 20:30/21:00 mentre i piccoli negozianti sulle 18:00 chiudono baracca e burattini. Ah, la domenica è tutto chiuso. TUTTO. See you on Monday.

One thought on “Metteteci 72 ore a Berlino…

  1. Nerodiseppia says:

    Magnifica Berlino nella sua arte, la sua forma, i suoi colori, i suoi sapori ma soprattutto la storia. Mi auguro di visitarla presto un giorno e farà tesoro di questo meraviglioso articolo. Complimenti per il blog!

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