Popes, cardinals, monarchs and aristocrats across Europe admired his artistry. Heir to his father, Luigi Valadier (1726–1785) could boast an unrivaled technical expertise, which, combined with his exquisite aesthetic, resulted in extraordinary works in silver and bronze. During his lifetime, Luigi’s fame and influence spread beyond the borders of the Italian peninsula, and he was asked to create masterpieces from patrons in Spain, France, and England. Burdened by debts for commissions undertaken but never paid for, he committed suicide in 1785, drowning himself in the Tiber river. This year the Frick Collection in New York pays a tribute to this 18th-century creator and artist.


by Sebastiano Bazzichetto
NEW YORK – La Roma dei Cesari e dei gladiatori, dopo i secoli delle invasioni dei popoli del Nord, lasciò il posto agli splendori del potere pontificio sull’intera Cristianità, culminando nell’elevazione della cupola petrina ed il baldacchino del Bernini. Più tardi, tra i molti artisti che fiorirono a Roma nel XVIII secolo, il nome di Luigi Valadier (1726-1785) fu quello di un orafo, artista e gioielliere ricercato ed ammirato da papi, regnanti e dalla nobiltà di mezza Europa. Valadier padre, André (poi italianizzato Andrea) si trasferì da Avignone a Roma intorno al 1720, dove istituì una bottega di argentieri che divenne una delle più rinomate della città. Benché sia il padre che la madre di Luigi fossero francesi, lui, nato a Roma, trascorse la sua intera esistenza nella Città Eterna. Non è chiaro se abbia mai visitato la Francia e, nonostante le origini della sua famiglia, rimase saldamente radicato all’interno dei circoli artistici e sociali capitolini. Ereditata la bottega del padre, Luigi sviluppò una competenza tecnica insuperabile che, combinata con un’estetica all’avanguardia, diede vita ad opere straordinarie in oro, argento e bronzo. Durante la sua vita, la fama di Valadier si diffuse ben oltre i confini della penisola e ricevette commissioni da mecenati in Francia, Inghilterra e Spagna. Gravato dai debiti contratti per commissioni prestigiose ma mai pagate, nel 1785, non trovò soluzione alle sue sventure se non con il suicidio, annegandosi nel Tevere. In seguito al tragico evento, la bottega passò nelle mani del figlio Giuseppe.
Quest’autunno (fino al 20 gennaio 2019) la Frick Collection newyorkese illustra la maestria e la versatilità di Luigi Valadier con una mostra che comprende oltre sessanta opere accuratamente selezionate dalla vasta produzione della sua bottega orafa. I disegni preparatori sono esposti accanto a opere compiute, tra cui un intero centrotavola, o deser (come venivano chiamati a Roma i trionfi per decorare le tavole da pranzo), creato intorno al 1778 per i Bailli de Breteuil, in cui, sopra una base in bronzo dorato intarsiato con pietre preziose, Valadier ricreò templi, archi trionfali, colonne e altre rappresentazioni in miniatura di antichi monumenti romani.
Gli oggetti esposti includono anche piatti d’argento finemente lavorati, zuppiere, saliere ed altri utensili da cucina, sempre finemente cesellati, che dimostrano l’evoluzione dello stile di Valadier dal Barocco al Rococò al Neoclassicismo. Oggetti in argento monocromo vengono accostati ad opere policrome in marmo, bronzo dorato e pietre preziose.

“Luigi Valadier: Splendore nella Roma del Settecento” è una mostra per la curatela di Alvar González-Palacios, che ha dedicato la maggior parte della sua vita ad una ricerca oculata sull’artista ed è considerato il suo principale esperto, e fa parte di una serie di mostre incentrate sui grandi nomi (a volte caduti nell’oblio) delle arti decorative. La mostra è accompagnata dalla prima monografia completa su Luigi Valadier, scritta dallo stesso González-Palacios, e riccamente illustrata con nuove fotografie.
