by Giuliana Dal Piaz
TORONTO – Fernando del Paso Morante (Mexico City 1935- 2018), writer, poet and author of several essays, winner of the Prize Xavier Villaurrutia in 1966, of the Prize Rómulo Gallegos in 1982 and of the Prize Miguel de Cervantes in 2015. After attending for 2 years the School of Economics at the “Universidad Nacional Autónoma – UNAM”, and working as a publicity writer, he moved to London, where he worked for 14 years at the BBC, and then to France, working for the main national broadcaster Radio France. Appointed for a few years as Cultural Attaché at the Mexican Embassy in Paris, he went back to Mexico in 1996 where he was appointed at the “Colegio Nacional de México” (the National Academy of History), as an already successful writer: during his years abroad, he had written and published his four novels (José Trigo, Palinuro de México, Noticias del Imperio, Linda 67: historia de un crimen), several poems and two plays (La loca de Miramar and Palinuro en la escalera). His second novel, Palinuro de México, turned out to be a great success in France (it has been published only in French and Spanish), winning a prize as the best foreign novel published in France in 1985, eight years after its first release. In 2007, at the Guadalajara’s Bookfair, he was acclaimed as one of the greatest living Mexican writers, along with Carlos Fuentes and Carmen Boullosa.
Giuliana Dal Piaz, traduttrice in italiano del romanzo Notizie dall’Impero e autrice di un saggio sulla sua opera – “All’ombra della Storia” – racconta il romanziere messicano Fernando del Paso all’indomani della scomparsa.
È morto il 14 novembre, a Città del Messico, Fernando del Paso. Nemmeno un trafiletto sui giornali italiani, e non mi sorprende. Lʼunico dei suoi quattro romanzi, fugacemente pubblicato in Italia per la prima volta in unʼedizione limitata (Imprint Edizioni, Napoli, 2007), è introvabile per la scomparsa della piccola casa editrice di Alfredo Profeta, lʼunica che si era entusiasmata per “Notizie dellʼImpero”, la storia romanzata dellʼeffimero impero di Massimiliano dʼAsburgo in Messico.
Anche dopo lʼassegnazione a del Paso nel 2015 del prestigioso Premio Cervantes, che la Spagna attribuisce ogni anno a un importante narratore in lingua spagnola, è stato impossibile trovare in Italia un editore che volesse tornare a pubblicarlo.
Scompare, con Fernando del Paso, lʼultimo grande romanziere messicano. Lʼultimo a lavorare per lunghi anni a ognuna delle sue opere, raccogliendo tracce su tracce di documentazione storica e poi lanciando al mondo un risultato capace di sconvolgere per sempre lʼanimo del lettore, che dalle sue pagine impara a conoscere, seguire, amare – e mai più dimenticare – lʼenigmatico José Trigo, lo svagato e romantico Palinuro, o la turbinosa, contraddittoria, folle Carlotta di Sassonia-Coburgo.
Non è che non si siano affacciati, e continuino ad affacciarsi, sulla scena della narrativa latinoamericana dei bravi, nuovi scrittori. Ma sembra ormai scomparso, con la morte di Gabriel García Márquez (colombiano di nascita e messicano dʼadozione), di Carlos Fuentes ed ora anche di Fernando del Paso, lʼafflato del grande romanzo corale, ritratto di unʼintera epoca, così come sembra quasi scomparsa la capacità di sperimentazione con una grandiosa lingua flessibile, variegata, arricchita dagli elementi rubati ai più svariati linguaggi indigeni, monumentale ed enciclopedica.
Addio, Fernando, poeta, pittore, saggista, studioso di storia, lettore avido, e soprattutto narratore, che perfino nella tua incompiuta trilogia sulle grandi religioni monoteiste, Allʼombra della Storia, hai riversato profondi concetti filosofici e poesia, quellʼimpasto di saggezza, ironia e umanità che rendeva unica la tua persona. E la tua amicizia.