TENET

by Ilaria Rossi

ROMA – Era agosto ed il cinema aveva subìto una battuta d’arresto storica durante il lockdown. Le sale erano vuote, gli amanti della decima musa avevano dovuto accontentarsi per molto tempo di godersi la visione di un film solamente a casa, in solitudine. E poi è arrivato lui, Tenet, l’ultimo capolavoro di Christopher Nolan pronto a lanciare una scommessa alle sale cinematografiche.

Una singola parola colma di significati misteriosi: Tenet costituisce il centro del Quadrato Magico di SATOR ricorrente in numerosi reperti archeologici e in costruzioni cristiane molto spesso sotto forma di incisione o graffito. In questo contesto è la risorsa principale che accompagna il Protagonista in una battaglia tesa a salvare il mondo, invischiata in intrighi spionistici internazionali e fulcro delle implicazioni di una tecnologia capace di distruggere la Terra.

Il film è prima di tutto un’esperienza cinematografica e non una storia che invita ad assaporare le scene di azione che si susseguono e che irrompono in maniera sfarzosa e incalzante sorrette da una storia comune, già vissuta da innumerevoli spettatori.

Il prologo inizia nel Teatro dell’Opera di Kiev, dove il Protagonista, un agente della CIA, partecipa a un’operazione russa sotto copertura per salvare un agente compromesso e rubare un oggetto non identificato. I russi, resisi conto di essere stati ingannati, lo torturano ma l’agente resiste alla violenza inflittagli e riesce ad assumere una pillola di cianuro. Ebbene, al risveglio, il Protagonista scopre che la pillola era falsa e che i russi hanno catturato e ucciso tutti i membri della sua squadra, appropriandosi dell’oggetto non identificato. L’operazione a Kiev non era altro che una prova per valutare il suo grado di lealtà e scopre così di essere stato reclutato da un’organizzazione segreta chiamata “Tenet”, la cui missione riguarda in qualche misura la salvezza del genere umano. Da questo momento il film sorprenderà lo spettatore con intrecci spazio-temporali destinati a disinnescare un’arma che potrebbe cancellare non solo il presente ma l’intera razza umana. Ma perché qualcuno può volere la distruzione della Terra? Si scoprirà che la risposta è atroce nella sua semplicità: una soluzione apocalittica è l’unica in grado di salvare “un mondo crepuscolare” giunto alla fine della propria vita e soli dieci minuti di film risulteranno decisivi nella riuscita o meno della missione (Tenet potrebbe quindi essere anche un perfetto palindromo?).

La pellicola parla di fiducia, speranza e di un atto di fede che offre due opzioni: agire da esseri umani oppure, disperati, lanciarsi in un piano folle, distruttivo. Ma siamo davvero liberi di scegliere che strada intraprendere? Il nostro destino lo creiamo o lo subiamo? Il film non pretende di rispondere a queste domande senza tempo ma ci stimola ad avere fiducia in ciò che è immensamente più vasto di noi e che noi non comprendiamo, agendo frattanto, da umani. Possiamo essere i salvatori o i distruttori di noi stessi, del mondo e degli altri, scegliendo di chi fidarci, decidendo come agire ogni giorno nelle piccole e nelle grandi azioni quotidiane anche essendo ignari del nostro destino o del nostro scopo su questa terra. Solo l’umanità ci salva e dovremmo essere grati della e alla nostra imperfetta umanità poiché, senza accorgercene, ci fa agire da tali. 

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