Naturalis urbanitas: la storia di Jens Jensen

Naturalis urbanitas: la storia di Jens Jensen

by John Walenta

TORONTO – Cosa rende una città vivibile? I ristoranti stellati? I negozi alla moda? I locali notturni pieni di vita? O sono forse i grandi musei e le gallerie d’arte?

Senza dubbio tutti questi sono elementi importanti ma non sono gli unici che danno vita ad una realtà urbana soddisfacente.

Il nome di Jens Jensen non è noto ai non addetti ai lavori ma merita un caloroso riconoscimento per i suoi contributi nel progettare città più vivibili e accoglienti, sopratutto in Nord America. Jensen è stato il primo e forse il più influente architetto americano del paesaggio. Non si esagera nel dire che attraverso il suo impegno e i suoi progetti tutti noi viviamo in luoghi con spazi in cui il verde abbonda, che ci offrono rifugio per riposare e godere della natura.

Jens Jensen

Jens Jensen, portrait

Jensen non era americano di nascita: nacque infatti in Danimarca nel 1860. Trascorse la prima parte della sua vita in campagna, nella fattoria di famiglia. Lì sviluppò un grande amore per la natura. Durante i tre anni di servizio militare obbligatorio nell’esercito prussiano, Jensen ebbe modo di visitare i grandi giardini pubblici a Berlino e in altre città europee. Nel 1884 decise infine di emigrare negli Stati Uniti.

Si stabilì a Chicago dove trovò un posto di lavoro presso la commissione dei parchi comunali: in quel ruolo, al suo genio fu data la possibilità di eccellere. Chicago, negli anni ’80 e ’90 dell’Ottocento, era simile a molte altre grandi città americane: fortemente industrializzata, sporca, piena zeppa di persone, tra cui i molti recenti immigrati alla ricerca di una vita migliore. Riformatore sociale sin dalla nascita, Jensen pensava che “il contatto con la natura fosse una parte vitale dell’essere umano e solo perché uno viveva in una città non significava che non dovesse avere la possibilità di connettersi con il mondo naturale”.

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Nonostante la capillare corruzione politica che colpiva l’amministrazione della città, Jensen riuscì a farsi strada e a diventare il sovrintendente della commissione dei parchi; in quel ruolo fu il responsabile per la realizzazione di quattro parchi che si possono ammirare ancora oggi (Columbus, Humboldt, Garfield e Douglas Park).

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Columbus Park

Fece inoltre svariate escursioni nelle praterie limitrofe per studiare i fiori selvatici che poi avrebbe trapiantato in un angolo di Union Park, creando nel 1888 quello che sarebbe diventato il giardino all’americana per eccellenza. Per il Columbus Park, Jensen creò una piscina per bambini che ricordasse gli specchi d’acqua in cui si nuota in campagna.

È importante ricordare che allora gran parte della prateria americana del Midwest era stata convertita in terreni agricoli grazie all’invenzione dell’aratro d’acciaio nel 1837 ad opera di John Deere. In ciò che rimaneva di quelle distese erbose Jensen riuscì tuttavia a trovare l’ispirazione per i suoi parchi usando non solo piante ma anche materiali locali. La maggior parte delle sue vie d’acqua, ad esempio, presentano lastre di calcare per ricreare i fiumi naturali del Midwest.

Gli interessi di Jensen non si limitarono al centro urbano di Chicago: svolse anche un ruolo fondamentale nella salvaguardia di una parte della sponda meridionale del lago Michigan, nota come le dune di sabbia dell’Indiana. Benché questo fragile ecosistema sia sconosciuto alla maggior parte degli americani, fa oggi parte del sistema dei Parchi Nazionali che è stato approvato dal Congresso nel 1966. Il parco si distende lungo il lago per quasi 25 miglia (40 km ca., ndr).

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Indiana Dunes

Jensen collaborò con numerosi architetti, tra cui Frank Lloyd Wright e Louis Sullivan, con i quali creò uno stile caratteristico e regionale e progettò vedute paesaggistiche notevoli per persone come Julius Rosenwald, fondatore di Sears & Roebuck, e Henry Ford. Nel Memorial Garden di Lincoln a Springfield, nello stato dell’Illinois, Jensen piantò un boschetto di querce bianche che sperava rimanesse in vita per “migliaia di anni a venire, dopo che ogni monumento eretto dall’uomo in memoria di Lincoln si fosse dissolto nella polvere”.

Nel 1935, dopo la morte della moglie, Jensen decise di trasferirsi a Ellison Bay, nel Wisconsin, dove fondò una scuola per fornire un’istruzione e formare i futuri architetti del paesaggio: cercava studenti che – così pensava Jensen – potessero “studiare profondamente […] fare cose di valore […] non per se stessi ma per gli altri”.

Pertanto la prossima volta che farete una breve passeggiata in un grande parco urbano vicino a casa, riservatevi un momento per ringraziare Jens Jensen per quel piccolo fazzoletto di natura nella vasta giungla di cemento e asfalto: senza di lui, in fin dei conti, sarebbe soltanto un’altra grigia giornata di città.

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