Dall’ultimo banco

Dall’ultimo banco

by Olimpia Bazzichetto

VENEZIA – In un periodo in cui i riflettori sono puntati sulla figura della donna, per i più disparati motivi, decido di scrivere qualche riflessione a riguardo, aiutata dalla lettura di un libro. La questione femminile mi è stata da sempre a cuore e il libro di Lucetta Scaraffa, storica e giornalista nata a Torino ma attualmente docente a La Sapienza di Roma, è stato l’ennesimo approccio al tema. Nel libro si discute del riconoscimento della presenza della donne nella Chiesa intesa come istituzione. L’inizio vede la giornalista seduta nell’ultimo banco della grande aula del sinodo svoltosi in Vaticano tra il 4 ed il 25 ottobre 2015. Lei, insieme a molti laici, è stata invitata all’assemblea come uditrice. La discussione verte sulla vocazione e sulla missione della famiglia nella Chiesa. Quello della famiglia è un tema caro ad un’Italia che dopo anni di battaglie ha riconosciuto nel 2016 i diritti civili anche a coloro che nell’idea di famiglia non vi rientravano. Famiglia, però, è anche quella difesa nel Cinquecento dal Concilio di Trento che definì, per la prima volta, il matrimonio come sacramento. Da quel momento ci fu una drastica diminuzione di abbandono delle donne da parte di maschi girovaghi che frequentavano le cittadine in cerca di veloci avventure. Questa ferrea disciplina portò alla nascita del modello di famiglia che si è affermato nella parte occidentale del mondo: un uomo e una donna uniti per la vita e responsabili dell’allevamento della prole.

Allora perché, compiendo un grande balzo nella storia, si arriva alle femministe novecentesche che pongono al centro l’identità femminile sradicata dall’identificazione con la maternità, proprio quello che, invece, la chiesa cristiana aveva sempre sostenuto? Nascono numerosi movimenti di ‘liberazione’ della donna che corrono rapide durante il secolo scorso e urlano chiaramente le loro intenzioni in una società maschile e maschilista. Non si tratta solo di dire “il corpo è mio e lo gestisco io”; si tratta anche di porre in evidenza il fatto che le donne hanno un potere ancora unico e insostituibile ed è chiaramente quello di dare la vita. Non basta, però. Bisogna dare un senso alla vita che si porta in grembo e si decide di dare alla luce. Un senso che si è perso nelle battaglie di emancipazione, di parità di trattamento e anche di aborto.

Ma nella comune esegesi biblica, nella lettura di alcuni passi, non ci si sofferma mai su un aspetto fondamentale, non ci si chiede, molto spesso, chi siano coloro che vestono il ruolo di messaggere di annunci importanti.

Lo attestano le scritture stesse e molti episodi lo confermano.

Uno fra i momenti più significativi è l’arrivo al sepolcro da parte delle prime persone che guarda caso sono proprio donne: Maria di Magdala e Maria vanno a visitare il sepolcro secondo il vangelo di Matteo (28:1). Ma ci furono altre occasioni in cui sempre una donna ebbe un compito essenziale nella vita di Gesù. Nonostante ciò, spesso la figura femminile passa in secondo piano o si preferisce non darci il giusto e meritato peso.

Lucia Scaraffa prosegue nelle sue pagine dando spazio a voci di femministe e di filosofe per toccare argomenti tuttora delicati. Ne sono un esempio la questione dell’aborto o il tema del gender, oggi fonti di dibattiti che non hanno trovato conclusioni comuni.

Ecco quindi che da queste pagine emerge con forza la consapevolezza che «senza donne» – come scrive Scaraffa – «la Chiesa non può pensare il futuro, perché sono le donne che la tengono in piedi e non accettano più di servire senza essere ascoltate».

E ancor più «sono le donne a cui la Chiesa dovrebbe prestare ascolto, donne che sono riuscite a trovare risposte quando gli uomini tacevano».

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