Animali ed ectoplasmi nella Buenos Aires di Roque Larraquy
by Marilisa Mainardi
BOLOGNA – Vi sono due libri in questo libro. Uno giace sul piano del fantastico e dell’immaginario. Al di sotto di esso, sullo sfondo, si profila il colpo di stato militare in Argentina.
Severo Solpe, fotografo appartenente all’alta società di Buenos Aires, per rispondere alla strampalata richiesta di un committente, immortala l’ectoplasma di una scimmia, sospesa al soffitto di una sala operatoria.
La foto genera subito scalpore, sebbene si tratti di una frode: la scimmia è stata addormentata e appesa al soffitto nella posizione più confacente allo scatto.
Da questo evento scaturisce ciò che per Solpe sarà una ragione di vita: ben presto infatti la fotografia ectoplasmica diventerà la materia della quale si occuperà la Società Ectografica Argentina, fondata dallo stesso Solpe, dotata di caratteri e protocolli di tipo scientifico. Tale è l’immersione di Solpe nella finzione da considerare le sue invenzioni come vere, così tanto da rendere necessaria la fondazione di una nuova scienza, l’ectografia:
«Chiamiamo spettro un residuo materico iscritto nell’etere che l’animale lascia dietro di sé quando muore: la sintesi delle sue salivazioni, l’impronta delle diverse dimensioni del suo corpo nel tempo, i contorni, gli aromi (per il suo compleanno ho regalato a mia moglie lo spettro di una mantide in una scatolina di cesio con il coperchio di vetro, che emana odore di vetro bruciato), il diagramma dei movimenti che ha ripetuto in circolo, eccetera.
Dello spettro registriamo un ectoplasma, che emerge per sottrazione elettrica dal corpo dell’ectografista. Senza questo ausilio elettrico, senza questo prestito, l’ectoplasma non può comporsi visivamente davanti alla macchina fotografica. In ogni ectografia lasciamo un po’ di noi stessi; paghiamo queste immagini con un possibile calo di pressione, con l’indebolimento delle gambe e la paralisi momentanea del nervo ottico, che ci fa vedere doppio».
La Società prosegue le sue ricerche – e le sue menzogne – per oltre vent’anni, salvo poi finire nell’oblio dei tempi che sono inevitabilmente cambiati, in quel periodo cupo del quale la rivolta dei militari nel 1930 fu il principio. Alla fine di quel decennio, a causa del suo impiego per le apparecchiature radio, il costo del cesio è salito alle stelle. Solpe non riesce a farsi una ragione del fatto che l’ectografia non sia considerata una scienza e chiede pertanto aiuto a ministri, deputati, politici di ogni sorta senza però avere successo. La convinzione nelle sue azioni è così alta da non guardare in faccia a nulla, i corpi degli animali non sono più esseri viventi, anzi, il loro valore cresce in quanto esseri vicini alla morte. Si intuiscono solo le centinaia di animali uccisi, tra questi, anche il cane di uno dei suoi più fidi collaboratori, sacrificato per comprendere come meglio impressionare gli ectoplasmi.

Gli autori
«Per ottenerli (gli ectoplasmi animali, ndr), Senatore, manteniamo un numero ridotto di cani, gatti, rettili e uccelli in gabbie metalliche molto strette finchè non muoiono per la sete o per effetto dell’immobilità. Essendo le abitudini e la sofferenza fisica le condizioni che originano l’iscrizione, i risultati sono di norma positivi. Gli spettri riappaiono in un terzo dei casi, perciò riusciamo ad avere quotidianamente delle ectografie, esaminarle e fare in modo che che gli alunni facciano pratica».
C’è un’insoddisfazione latente che serpeggia dalle fondamenta della Società: gli impiegati in realtà sono sgomenti – se non inorriditi – per ciò che devono fare, per il gran numero di animali che devono uccidere o veder uccisi. La disapprovazione dei dipendenti verso i cosiddetti “protocolli di spettrificazione” introdotti per creare sempre maggiori introiti non è estranea al fallimento della Società.
Il palazzo della Società Ectografica Argentina viene abbattuto nel 1947.
Sono cento pagine stralunate quelle di Rapporto sugli ectoplasmi animali di Buenos Aires, coinvolgenti e stranianti allo stesso tempo. L’autore, Roque Larraquy, conduce nel mondo del soprannaturale un’indagine il cui vocabolario pesca dalla “grande scienza”, circondata da un’atmosfera surreale e immaginifica, non estranea alla grande letteratura sudamericana. A corredo degli scritti e parte integrante e significativa di essi sono le immagini di Diego Ontivero. Attraverso composizioni di figure geometriche, piani prospettici e bidimensionali, l’illustratore dà corpo e senso alla nuova scienza immaginata da Larraquy, una scienza nata dalla nuova meccanica, dalle ispirazioni della fisica, dalle scoperte in materia di elettricità.
E’ un volume che merita di essere letto innanzitutto per la sua originalità, per la sua intraprendenza nel narrare un mondo surreale con la brillante veracità delle parole che avrebbe se fosse reale.
Un piccola perla edita da Gallucci, che regala a questo libro una cornice sontuosa, fatta di pagine bianche e lisce, anch’esse parte del piacere di questa lettura.