Crescere e vivere: il pianoforte e la musica per Beatrice Rana
by Sebastiano Bazzichetto
TORONTO – Il castello di Copertino, nella bella provincia di Lecce, con i suoi possenti bastioni a lancia, rappresenta uno splendido esempio di fortezza del XVI secolo. E proprio in quel ridente angolo di Puglia Beatrice Rana, uno dei talenti più fulgidi del panorama musicale internazionale, nacque un quarto di secolo fa, iniziando a suonare il piano all’età di soli quattro anni. Distinguendosi a livello mondiale nel 2011 a Montreal, la carriera di Beatrice decolla nel 2013 con la vittoria della Medaglia d’Argento e del Premio del Pubblico al Concorso Pianistico Internazionale Van Cliburn. Nominata nel 2015 New Generation Artist dalla BBC, viaggiando e suonando tra Amsterdam, Lucerna, Lisbona, ospite frequente di diverse orchestre internazionali, l’abbiamo intervistata in occasione del suo prossimo concerto a Koerner Hall, qui a Toronto.

A portrait of Beatrice Rana by Marie Staggat ©
Cara Beatrice, raccontaci un po’ di te, da dove vieni, della tua infanzia, come nasce la tua passione per la musica.
I miei genitori sono pianisti, ma ho anche una zia violinista e un nonno che era un grande appassionato di lirica. Diciamo che tutto per me è stato naturale: vedevo mio padre suonare il pianoforte, mentre mia madre insegnava ai più piccoli. Solo crescendo mi sono resa conto che la musica non è una presenza scontata nella vita delle persone. Anzi, è una presenza speciale.
Cosa significa per te “fare la musicista”?
È difficile a dirsi. Per me, è quotidianità: sono cresciuta con il suono del pianoforte; era ed è semplicemente parte della mia vita e non potrei mai viverne senza. Ci sono stati dei momenti difficili perché la carriera musicale non è semplice: bisogna mettersi necessariamente alla prova con i concorsi, un’esperienza molto dura nella crescita di un musicista. Ho capito che potevo fare la pianista nella vita dopo la vittoria al concorso di Montréal, che non mi aspettavo di vincere: mi ha dato la certezza di poter fare della mia passione una carriera.
Hai vinto diversi premi internazionali. Cosa pensi abbiano visto i giudici in te?
Il concorso di Montreal si è tenuto due settimane prima dell’esame di quinta superiore, una maturità a dir poco di fuoco. Mi sentivo già fortunata ad essere tra i trenta selezionati: ero arrivata preparata, senza aspettative di passare in seconda prova. Aver vinto quel concorso con tanta spensieratezza è stata una fortuna perché non ho capito subito che cosa stava succedendo nella mia vita. Il vantaggio di questo mondo è che per quanto il successo sia immediato, non giunge mai in ventiquattro ore. Arriva quando le associazioni cominciano a prenotare concerti, con un margine di tempo abbastanza ampio. Quindi, dopo il concorso, ho avuto quei sei mesi per assestarmi e per potermi preparare alla vita reale.
Quali sono le tue prospettive in termini di carriera?
Non vorrei dirlo perché, da buona leccese, sono scaramantica. Mi reputo già fortunatissima a condurre la vita che faccio, una vita che, nonostante le difficoltà pratiche, è straordinaria. Mi auguro che possa continuare così, condividendo e crescendo insieme alle persone, con la musica.
Cosa vuol dire alla tua giovane età poter suonare con orchestre e direttori di fama mondiale?
E’ davvero un grande privilegio: i grandi direttori e le grandi orchestre portano con loro un enorme bagaglio di esperienza sul palcoscenico. Questo rappresenta per me una costante occasione di crescita musicale e umana.
Al momento attuale dove vivi, studi e lavori?
Ho finito i miei studi all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma l’anno scorso e ho deciso di rimanere a vivere nella capitale.
Come vedi il futuro della musica nel Bel Paese?
L’Italia è sempre stata la patria della musica ed è nostro dovere impegnarci affinché questo patrimonio venga preservato e valorizzato. La musica è un’arte, una disciplina, un mestiere manuale che non viene però considerato alla pari della letteratura o della storia dell’arte studiate a livello scolastico. Sono convinta che ci vorrebbe una riforma. Quando un bambino avrà la possibilità di incontrare la musica nella sua formazione, valutando se gli piace o meno, potremo dire di vivere in una società civile.
Infine, cosa puoi dirci del programma che presenti qui a Toronto?
È un programma incentrato sul pianoforte come strumento sinfonico: si parte da Schumann in cui il pianoforte riproduce la massa orchestrale, si prosegue con i “Miroirs” di Ravel in cui il suono diventa anche spunto di ispirazione paesaggistica per culminare con “L’uccello di fuoco” di Stravinsky, originariamente pensato per orchestra e successivamente trascritto per pianoforte da Agosti, uno dei più grandi pianisti italiani del secolo scorso.
Beatrice Rana si esibisce l’8 aprile 2018 a Koerner Hall, Toronto alle 15:00
Ingresso a pagamento
[Beatrice Rana at Koerner Hall]
[You can visit Ms. Rana’s official website here]