A Toronto ai tempi del COVID

by Giuliana Dal Piaz

Canada is not one of the countries in which the COVID-19 pandemic has been particularly rash. The so called “first wave” totalled about 135,000 cases, several provinces went from phase one (total lockdown) to the phase two (several restrictions) and then phase three – favoured by summer and warm/hot temperatures –. But now summer is gone, the second wave is starting and has reached about 170,000 cases all over the country, with around 55,000 cases in Ontario.
Numbers can still appear “benign” as compared to the reality of countries as the U.S.A., India, Brazil, or even Italy (in relatives numbers). But how has it been living in Toronto since March 2020, from a very tiny, individual perspective?

TORONTO – Dopo una prima ondata della pandemia limitata a circa 140.000 casi, il Canadà si prepara ad una seconda ondata, che gli scienziati annunciano peggiore della prima, non so bene perché. Le scuole hanno riaperto solo da due settimane ma qualche classe sta già chiudendo di nuovo, quando si presentano dei casi tra alunni o insegnanti. Concerti ed opere liriche hanno ripreso le loro stagioni solo on-line dopo qualche mese di poche, scarne attività: purtroppo il Canadà non dispone di arene e non ha la tradizione musicale all’aperto che abbiamo in Italia, visto che le stagioni liriche e musicali vanno soltanto da fine settembre a metà giugno. Ma anche il teatro di prosa – prettamente estivo – ha dovuto segnare il passo: cancellati il “Fringe Festival” di strada di Toronto, lo “Shaw Festival” di Niagara-on-the Lake e lo “Stratford Festival” nell’omonima cittadina, sospeso per la prima volta in 57 anni. Solo qualche evento digitale, con enorme danno economico per l’intera categoria.

Abituata a frequentare tali eventi e a scrivere recensioni per L’Ape Musicale (rivista digitale italiana di musica e cultura) e per Codalario (rivista digitale spagnola di opera e musica classica), mi sono ritrovata non solo nel lock-down ma senza delle attività mentali che non fossero la lettura e il cinema sulle varie piattaforme. Troppo passive per il mio carattere.

Grazie ad un’amica che me lo ha segnalato, però, ho scoperto edX.org, un canale di corsi gratuiti on-line (in inglese) dell’Università di Harvard . Ho seguito quelli di storia e analisi dell’opera lirica che vi ho trovato. Poi, esauriti i corsi di musica, sono passata ad un programma chiamato “Religioni del Mondo”, strutturato attraverso dei corsi di 4-6 settimane al massimo (ma è lo studente che decide quanto tempo vi dedica: per me, non più di dieci giorni per corso) su ognuna delle principali religioni attraverso le loro scritture. Ne ho seguiti cinque e mi preparo a iniziare il sesto ed ultimo. Come dicevo sono gratuiti, a meno che non si voglia ottenere un diploma finale: in tal caso sono a pagamento. È un sito che raccomando a chiunque abbia tempo e voglia di ottenere un’infarinatura su argomenti che non rientrano nel proprio panorama quotidiano. Se invece interessa qualcosa di indirizzato a uno scopo più concreto, offre anche molti corsi di grande attualità su Business Management, Marketing, e apprendimento digitale (tutti a pagamento).

Ecco il link: https://online-learning.harvard.edu . Spero che sia utile ad altri, come lo è stato per me!

Personalmente, non sono religiosa: il mio interesse è esclusivamente storico e culturale. Ma la religione sta influenzando di nuovo, e così pesantemente, la società moderna che mi sembra indispensabile saperne e capirne di più. Vedere quel che succede nel mondo a tanti livelli – a partire dal peso che la setta protestante evangelica esercita sulla politica degli Stati Uniti mentre una (piccola) parte dell’Islam ha adottato l’arma del terrorismo interpretando il comandamento della Jihad (nel Corano, la lotta interna con il proprio ego per seguire il cammino morale prescritto da Allah) come incitazione alla lotta armata contro gli infedeli – mi ha portato ad affrontare un argomento che potrebbe sembrare noioso e retorico, ma non lo è.

Dei corsi di “Religione del Mondo attraverso le loro Scritture” che ho seguito, in particolare due, delle mille cose che non sapevo, mi hanno colpito: prima di tutto, il fatto che il Giudaismo intrattenga, da duemila e più anni, una continua discussione delle proprie scritture, la Torah (che è sostanzialmente il nostro Pentateuco, i primi cinque libri dell’Antico Testamento) e il Talmud, l’insieme dei primi commenti rabbinici alla stessa Torah. Semplifico molto, ovviamente, ma studio e discussione rappresentano il nucleo di questa religione, l’unica, tra l’altro, che non si propone di convertire nessuno.

La seconda cosa: avvicinarsi alla conoscenza dell’Induismo svela un universo plurimillenario di testi, credenze e pratiche, le dozzine di ramificazioni nei varî paesi in cui tale “religione” (la terza per diffusione, dopo il cristianesimo e l’islamismo) viene praticata, la sua grande evoluzione nel tempo e gli sviluppi a cui sta andando incontro nel mondo contemporaneo. È di fatto una filosofia e un’interpretazione della vita più che una vera religione, con ancora presenti molti elementi ‘magici’ ma una profonda conoscenza della natura umana e la saggezza con cui la affronta. Almeno teoricamente. Mi sono familiarizzata, sia pure superficialmente, con i libri dei Veda, con i due grandi poemi epici del Ramayana e del Mahabharata, tuttora molto seguiti in India, anche attraverso innumerevoli rappresentazioni teatrali e televisive. Tra l’altro, alla fine degli anni ‘80, il noto regista inglese Peter Brook ha fatto un film, intitolato appunto “The Mahabharata”, suddiviso in tre episodi che durano in totale più di cinque ore (disponibili su YouTube). Guardarli mi era parsa un’impresa da affrontare con calma e varie pause. Falso! Me li sono divorati in un’unica seduta, perché Brook ne ha fatto una narrazione affascinante che non ammette soste.
Qualcuno ha detto che “ogni religione ha un suo libro fondamentale ma l’induismo ha un’intera biblioteca”.

Cut off from my previous amazing occupation as a concert-opera-theatre reviewer for two digital cultural magazines, one in Italy and one in Spain, I had to invent something else for myself “in the times of COVID”. I found it at the Harvard University which offers several free on-line courses in Humanities (the section I was interested in) but also in other interesting fields. All of them are accessible through edX.org . After following a few courses on the history of opera and musical appreciation, I followed the courses included in the program “World Religions through their Scriptures”: Judaism, Christianity, Islam, Hinduism and Buddhism, and I am now in the middle of “An Introduction to Sikhism through its Scriptures.”

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